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Secondaria. Straordinario quotidiano

“Il mistero non è al di là della presenza delle cose, ma tutto custodito da quella presenza”

Massimo Recalcati

Concorso fotografico “Straordinario quotidiano” rivolto alle classi terze della Scuola Secondaria di I Grado della Fondazione Grossman.

In questo difficile momento che il nostro paese sta vivendo a causa della diffusione del virus Covid-19 ciascuno di noi è spesso chiamato a vivere una condizione di isolamento nella quale l’ambito domestico è il luogo nel quale per molti si svolge l’intera giornata. Una condizione nella quale il tempo scorre molto spesso senza che accada nulla di eccezionale.

Luoghi, oggetti e persone che ci circondano diventano spesso scontati e privi di interesse. L’abitudine e la noia prendono il sopravvento e tutto perde di interesse.

Capita però che proprio in queste situazioni il nostro occhio cada e si soffermi su un particolare, pieno di fascino, qualcosa che avevamo sempre visto ma che ora vediamo in modo nuovo. E tutto cambia. Perché tutto custodisce quella promessa di bellezza che abbiamo visto in quel particolare.

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Dalle lezioni un dialogo serrato con gli studenti

“In certi momenti di silenzio interiore, in cui l’anima nostra si spoglia di tutte le finzioni abituali, e gli occhi nostri diventano più acuti e più penetranti, noi vediamo noi stessi nella vita…”
Una docente, preparando le lezioni di letteratura on line, si accorge della possibilità di un dialogo serrato e profondo tra lei, gli studenti e gli autori.
E lei prof come sta?

 

Un giorno di settimana scorsa mi sono connessa per una lezione in video conferenza con una classe e, grazie a una semplice domanda di un’alunna (“E lei prof. come sta?”), mi sono resa conto di quanto siano preziosi per me i ragazzi in questa situazione, che cosa significhi poter entrare in contatto con loro durante le mie giornate chiusa in casa. Se nei giorni precedenti ero molto concentrata sulla fatica che comporta usare le nuove modalità online per offrire un servizio agli studenti, in quel momento mi sono accorta che io innanzitutto avevo e ho bisogno di loro. Quando mi connetto è come se entrasse un po’ il mondo nella mia stanza perché le loro domande e la loro sete di sapere mi obbligano a restare con la mente spalancata e a non intorpidire l’anima. Durante la video-lezione, a partire da alcuni versi di Dante, un ragazzo ha posto una domanda sui concetti di bene e male; si è aperta una discussione a riguardo e mi sono stupita per il fatto che il dialogo sia proseguito anche oltre l’orario della lezione, tanto era vivo nello studente il desiderio di spiegare meglio il suo pensiero.

 

Questa strana circostanza un’occasione

 

Ho preparato poi le altre lezioni e anche in quel momento mi sono accorta che questa strana circostanza si sta rivelando un’occasione. Leggendo i versi danteschi in cui Marco Lombardo lamenta l’assenza di un’autorità politica che guidi l’Italia e l’ingerenza del Papa che si interessa sia del potere spirituale sia di quello temporale, mi sono chiesta: quale esperienza sta facendo il nostro paese delle due autorità in questi giorni? Come i capi politici e il Papa ci stanno guidando?

 

Leggendo l’umorismo di Pirandello

 

O ancora, leggendo L’umorismo di Pirandello, mi è capitato di riflettere su quelle che l’autore definisce le forme del quotidiano: «La vita è un flusso continuo che noi cerchiamo d’arrestare, di fissare in forme stabili e determinate, dentro e fuori di noi […]. Le forme […] sono i concetti, sono gli ideali a cui vorremmo serbarci coerenti, tutte le finzioni che ci creiamo, le condizioni, lo stato in cui tendiamo a stabilirci. […] In certi momenti di silenzio interiore, in cui l’anima nostra si spoglia di tutte le finzioni abituali, e gli occhi nostri diventano più acuti e più penetranti, noi vediamo noi stessi nella vita, e in sè stessa la vita, quasi in una nudità arida, inquietante; ci sentiamo assaltare da una strana impressione, come se, in un baleno, ci si chiarisse una realtà diversa da quella che normalmente percepiamo, una realtà vivente oltre la finzione colorata dei nostri sensi, oltre la vista umana, fuori delle forme dell’umana ragione. Lucidissimamente allora la compagine dell’esistenza quotidiana, quasi sospesa nel vuoto di quel nostro silenzio interiore, ci appare priva di senso, priva di scopo; e quella realtà diversa ci appare orrida nella sua crudezza impassibile e misteriosa, poiché tutte le nostre fittizie relazioni consuete di sentimenti e d’immagini si sono scisse e disgregate in essa».

 

Esistenza quotidiana

 

Certamente Pirandello denuncia la vanità di tutte le forme vuote in cui l’uomo si ingabbia, denuncia il formalismo. Ma leggere questo passo ha suscitato in me molte domande: in questi giorni, in cui ho spesso l’occasione di fare silenzio interiore e di ripensare alla mia vita quotidiana che non c’è più, scopro che essa era fatta solo di forme apparenti e vuote? L’esistenza quotidiana mi appare priva di senso? I rapporti con gli alunni, con i colleghi o con i miei superiori erano solo rapporti fittizi tra chi riveste un ruolo? E’ vero che c’è il rischio di trattarli come tali e di vivere la vita in modo formale ma risponderei con forza di no a queste domande; mi si è illuminata la consapevolezza di quanto grande sia la nostalgia di quelle forme del mio quotidiano lavorativo, che non sono forme vuote ma piene di sostanza, tanto che quegli stessi rapporti di tutti i giorni mi stanno accompagnando e sostenendo anche ora che la scuola non c’è.
Benedetta Ziglioli

Che senso ha studiare in questa situazione?

Che senso ha studiare in questa situazione? Che suggerimenti ci danno le nostre discipline per vivere pienamente oggi?
Domande lecite, che affiorano spesso nel dialogo con i nostri studenti.
Accettiamo la sfida, innanzitutto noi docenti, e la lanciamo a tutti coloro che volessero condividere le loro riflessioni sul nostro sito, studenti e genitori.
Prende la parola per prima la preside Giulia Regoliosi, la nostra classicista.
Il pensiero degli antichi

Mi pare che nella nostra vita di ora possiamo trarre qualche riflessione dal pensiero degli antichi, soprattutto di quelli che più tendevano alla ricerca del senso del vivere.

Il tempo

Una prima riflessione riguarda l’idea di tempo: il greco usa due parole, chronos e kairòs. Chronos indica lo scorrere del tempo, ed è quello scorrere che oggi ci sta mettendo  a disagio, perché è troppo lento per il venir meno di molti impegni, molti rapporti, molte abitudini, troppo veloce perché ci è difficile regolare gli impegni nuovi, inusuali, privi come siamo di ritmi e scadenze abituali che ci incanalino. Capiamo così l’importanza di porci delle regole, come per i ragazzi l’appello della mattina a cui tutti sono sempre presenti, senza i soliti ritardi dalle molte giustificazioni. Kairòs  è invece il momento particolare, l’occasione spesso imprevista, faticosa ma preziosa: ecco, stiamo vivendo un kairòs.

La pazienza

Una seconda riflessione, che si riallaccia alla precedente, riguarda la pazienza. Il greco usa il termine tlemosyne, che indica la capacità di aspettare l’occasione, di reggere (la radice è la stessa del portare) la fatica dell’attesa, anche l’inattività se necessario. E’ la dote di Ulisse, chiuso nella caverna di Polifemo  coi compagni che sono preda del mostro, fino al momento più adatto per agire, perché agire prima sarebbe incoscienza e rovina. E’ anche la dote che gli dèi donano agli uomini insieme al dolore, come dice Archiloco ai suoi concittadini oppressi dalla morte di molti dei loro cari.

Infine vorrei citare un passo del Critone di Platone. Socrate è in carcere in attesa dell’esecuzione e il suo più affezionato discepolo va a trovarlo pieno di sollecitudine e di buone intenzioni, chiedendogli di rinunciare ai princìpi e ai valori sempre professati.  Ma Socrate lo richiama: “Tutte quelle cose su cui eravamo d’accordo in precedenza  in questi pochi giorni sono scivolate via, e da un pezzo, o Critone, mentre da adulti parlavamo seriamente fra noi non ci siamo accorti di comportarci come bambini? O a maggior ragione le cose stanno come ci dicevamo allora?” Il dialogo si conclude dopo che il discepolo accoglie la lezione del maestro: “E allora lascia stare, Critone, e agiamo così, perché così Dio ci guida”.

Scegliere il super-essenziale

«Scegliere il ‘super-essenziale’ e non temere di lasciare il resto, selezionando dentro questo ‘super-essenziale’ ciò che è funzionale a comprendere e sostenere il momento presente»: così scrive una docente del liceo, suggerendo un metodo didattico che segna una svolta per il nostro modo di insegnare e di impostare la scuola nel presente e nel futuro.

Buongiorno rettore,

ho visto tardi la proposta che hai fatto al Dipartimento di Italiano-Triennio dei Licei di una lezione ‘esemplare’ del metodo che stiamo cercando di individuare, sull’autore preferito da ciascuno: sono dentro a un vortice social/tecnologico/informatico cui non sono abituata e mi perdo un po’.
Io sono disponibile a preparare la lezione su Montale, sempre che i nostri colleghi abbiano ancora voglia di sentir parlare me e se è opportuno che parli ancora io. Sono disponibile in forza di quello che sto per dire.

Ho maturato una riflessione incontrando nelle call e nelle chat i ragazzi e confrontandomi con le idee di alcuni colleghi di area riguardo alla programmazione del lavoro di questo periodo. A me pare che le circostanze in cui siamo – l’emergenza senza precedenti, lo strumento attraverso cui deve passare la didattica, il numero limitato di contatti con i ragazzi e l’incredibile necessità di significato che emerge in questi contatti, la consapevolezza che queste lezioni dobbiamo concepirle (esagero per spiegarmi meglio) come ultime che potremmo fare – impongano scelte nuove e coraggiose.

Scegliere il super-essenziale

Cioè, in totale libertà rispetto al programma standard, che dobbiamo considerare ci dia in questo momento solo le sponde cronologiche, dobbiamo a mio parere scegliere il ‘super-essenziale’ e non temere di lasciare il resto, selezionando dentro questo ‘super-essenziale’ ciò che è funzionale a comprendere e sostenere il momento presente: i ragazzi hanno bisogno di adulti coraggiosi che scelgano; noi letterati in particolare possiamo dir loro ‘ecco, la letteratura può contribuire a sostenere la vita’: come, per dire, ai ragazzi nel giardino di Boccaccio, che mentre incombe la peste ‘fanno letteratura’ per rimanere uomini (e, forse, vivi).

Per cui ho appoggiato la proposta, nelle terze, di fare Boccaccio prima di Petrarca; nelle quarte, di far Manzoni subito (sono arrivati a Tasso e al tema del rapporto vero/storia: pronti per Manzoni e per vivere criticamente l’Italia al tempo del coronavirus), nelle quinte  propongo di fare i grandi autori individuati la scorsa volta: Pirandello, Svevo (secondo me La coscienza di Zeno l’ha reso essenziale proprio il coronavirus), Ungaretti e Montale. Ciò che sta in mezzo, prima, attraverso… lo recupereremo, magari per temi o punti problematici, se torneremo a scuola quest’anno, se no per richiami eventualmente l’anno prossimo. Se no, mai: pazienza, i ragazzi di questo anno scolastico, in particolare i nostri commoventi maturandi, saranno comunque sopravvissuti all’epidemia, uscendone, se li aiutiamo, più uomini.

… quindi andiamo a far lezione, ricordandoci di Dante: “con lieto volto, ond’io mi confortai”.

Daniela

 

La sfida che stanno affrontando le scuole

“La sfida che si trovano ad affrontare attualmente le scuole, tenute a sospendere le lezioni in presenza, è ardua e non va affrontata lasciandosi prendere da facili entusiasmi per le meraviglie del digitale, né da sentimenti di disperata rassegnazione per l’impossibilità a realizzare il programma scolastico che ci si era preposti”.

“Al termine della seconda settimana di scuola online, i docenti della Fondazione Grossman, in cui sono presenti tutti i livelli scolari dall’infanzia ai licei, hanno dedicato una giornata alla riflessione su quanto finora realizzato per garantire la continuità didattica a distanza e ne sono emersi alcuni criteri utili a procedere con maggior consapevolezza nelle prossime settimane”.

Leggi l’articolo a firma del nostro rettore, Raffaela Paggi, su Il Sussidiario “Cosa fare quando il coronavirus fa saltare voti e verifiche?

 

Scuole chiuse. La Grossman non si ferma

Con le scuole chiuse da ormai due settimane e un’altra in arrivo, la Fondazione Grossman non si ferma.

 

Questo video racconta il fare scuola in queste strane settimane, tra chat, video-conferenze e lezioni online. In questi giorni abbiamo visto una grande partecipazione, una reale condivisione del desiderio di mettersi insieme, di studiare e di conoscere. Ma soprattutto la scoperta di come questa difficile circostanza riveli chi siamo, chi è ciascuno di noi.

Educazione fisica on line: impossibile! O forse no…

Educazione fisica on line: impossibile! O forse no… La creatività nasce dall’obbedienza alla realtà, dal prendere sul serio le domande e i bisogni che essa suscita in chi la osserva, la rispetta e la prende sul serio.

Ecco cosa scrive una docente di educazione fisica della scuola media.

Una proposta nata quasi per caso durante il collegamento per l’appello di martedì mattina con i ragazzi/e di 2C, della quale sono coordinatrice.

Tutti erano desiderosi di poter vedere qualcuno dei propri insegnanti e di rimettersi in qualche modo al lavoro. La modalità del collegamento online poteva rivelarsi una risorsa, però mi sono detta: stanno molto incollati al video, seduti su una sedia… perché non sfruttare questa circostanza per dare loro qualche indicazione di movimento mirato al momento attuale?

Così ho chiesto loro di sedersi bene sulla sedia e di fare con me alcuni semplici esercizi di ginnastica posturale, in particolare per il tratto cervicale del rachide (collo): la proposta è stata accolta con successo!

Questo mi ha fatto pensare che per il giorno dopo avrei potuto organizzare una breve lezione di “risveglio muscolare” da presentare alla classe subito dopo l’appello.

Così oggi abbiamo fatto una breve esercitazione cercando di riattivare anche gli altri gruppi muscolari, dorso, arti superiori e inferiori: circonduzioni, saltelli, stretching.

Si è collegata anche la prof.ssa di matematica che ha fatto con noi gli esercizi prima di cominciare la sua lezione in streaming

Che cos’è una scuola senza l’appello?

Che cos’è una scuola senza l’appello? Non si impara se non ci si sente chiamati uno a uno: è per questo che la nostra scuola on line inizia tutti i giorni con l’appello, come ha ben colto una mamma che ci ha scritto questo messaggio.

Stamattina

sono andata un po’ più tardi al lavoro per essere certa che partissero i collegamenti video (paralleli e su due devices a casa nostra).

Così, mentre B, prima liceo, si era organizzata e con una compagna in camera sua assistevano alle lezioni. Io mi sono fermata in cucina ad assistere all’appello della seconda media di G che, essendo meno tecnologico, era un po’ preoccupato che tutto funzionasse.

Mi sentivo a disagio… come se stessi invadendo uno spazio suo. Ma nello stesso tempo, sentendo la prof. che faceva l’appello, salutando i ragazzi uno a uno, mi sono commossa.

Che gratitudine davanti all’affetto e alla cura con cui i nostri figli sono accompagnati in questo momento un po’ disorientante e faticoso! Che differenza rispetto alla semplice mole di lavoro mandata per mail in altre scuole, dettata dalla evidente e sola preoccupazione di non rimanere indietro con il programma. Che opportunità, per i ragazzi, di mettersi in gioco con una nuova modalità e di inventarsi nuove modalità, incontrandosi con i compagni a far lezione! E non solo a studiare. E che opportunità, per noi genitori, di stimolarli verso questa intraprendenza, e di sottolineare, nel contempo, anche ai loro occhi la bellezza di essere tenuti per mano da chi ci ha a cuore.

Ammetto, domenica alla lettura della mail che annunciava la nuova modalità, mi sono in un primo momento innervosita pensando che sarebbe stata per noi genitori l’ennesima cosa in più da fare e organizzare in un momento già di per sé più difficile. E invece… come sbagliavo!

Mi tornavano in mente stamattina le parole del video del rettore e la predica del nostro arcivescovo di domenica: “il momento è favorevole”. Si, è così. È un paradosso ma questo momento può essere davvero favorevole.

Grazie di cuore. Al rettore, ai presidi e tutti gli insegnanti.

Di cuore, buon lavoro!

Coronavirus. Uno sguardo realista sulla realtà

“Abbiamo sempre tutti un urgente bisogno di incontrare uno sguardo realista – e perciò positivo – sulla realtà”.

Così scrive al rettore un papà alle prese con un diverso modo di fare scuola… buona giornata a tutti!

Gentile Professoressa Paggi,

grazie per il suo video messaggio. Abbiamo sempre tutti un urgente bisogno di incontrare uno sguardo realista – e perciò positivo – sulla realtà. Il suo è stato un messaggio di rilancio per noi, grandi e piccoli, e di umiltà: grazie! Ieri a casa nostra abbiamo letto con mia figlia Cecilia e alcune sue compagne i canti XVII e XVIII del Purgatorio, trovando così occasione di riflettere sul mistero della nostra libertà e di sfruttare il tempo secondo il suo prezioso suggerimento.

Dopo aver ascoltato il suo video ho letto per caso una poesia di Fortini che mi ha sorpreso, per attinenza alle vicende presenti. Forse la conosce; s’intitola I destini generali: si percepisce in essa la sofferenza per la lunga catena di conseguenze sociali e psicologiche della guerra mondiale, ma anche della lugubre guerra fredda (la poesia è del 1955) e l’assoluta urgenza di poter sperimentare in noi stessi la vittoria sul male, senza della quale propagheremmo, come un virus invincibile, il male nella catena della storia. Gliela invio per gratitudine.

Alberto Mina

I DESTINI GENERALI

di Franco Fortini

 

È vero che sono stanco:

questo scendere scale e salire

deride, finché uccide, gli stanchi.

Avere negli occhi pomeriggi interi

Soli agri, irrazionali realtà!

Se nemmeno l’augurio mi dà gioia

Allora sparire diviene necessario.

 

Se la gioia non mi vince

Rovinando sulle querce

Lavando le scogliere

Invadendo la fronte

 

Il rancore dell’inganno

E danno e pianto divorato e spento

Anche distrutte queste labbra

E sciolti in creta gli occhi tanto ansiosi

Veleno saranno e vergogna

Nelle vene degli altri

E mai lasceranno le menti!

 

Secolo di calce e fluoro, bava

Di aniline e corpi come lava

Di visceri: ecco i cordiali aperitivi

Con gli assassini e la valutazione

Obiettiva del niente… Se non trionfo

Dureranno eterni,

saranno in uno che è me stesso, me

sempre sopravvissuto.

 

Immortale io nei destini generali

Che gli interessi infiniti misurano

Del passato e dell’avvenire, pretendo

Che il registro non si chiuda

Che si cerchi ragione, che si vinca

Anche per me che ora voce mozza vo,

che volo via confuso

in un polverio già sparito

di guerre sovrapposte, di giornali,

baci, ira, strida…

Coronavirus. La scuola è un’opportunità

“Un’opportunità, nonostante le fatiche quotidiane, di dialogo e di un rapporto, per quanto ancora acerbo e sfocato, con la realtà”. Così si conclude una lettera giunta al rettore da una studentessa del liceo: la offriamo a tutti per partire carichi di attesa e senza paura ad affrontare una nuova ‘strana’ settimana.

Buongiorno rettore,

volevo scriverle per ringraziarla delle sue parole nel video, che ci hanno fatto forza in questi giorni così strani. Ho pensato di mandarle una mia riflessione in merito alla situazione, non per fare il portavoce di tutti i ragazzi, ma semplicemente per raccontarle il modo in cui ho visto vivere me e i miei amici in questa settimana.

Nessuno ci ha mai spiegato cosa vuol dire essere giovani, vedersi crescere e diventare qualcuno che non ci saremmo mai aspettati di essere, vivere in quell’età in cui per la prima volta ti accorgi che le tue azioni hanno una conseguenza. Quindi ci siamo fatti prendere da un vortice di cose da fare, di gente da vedere, di posti in cui andare. Ci siamo fatti trasportare dalla vita volendo cogliere e assaporare, come un eroe Dannunziano, ogni istante al massimo.

E in questa realtà così dinamica e mutevole, in testa avevamo tutti fisso il pensiero del futuro che ogni giorno sembrava più vicino. Un futuro per cui combattere, in cui avremmo avuto un posto nel mondo e tutti i nostri sforzi del passato avrebbero avuto un senso. Ora con questo desiderio dentro, per la prima volta ci troviamo bloccati.

La scuola improvvisamente è chiusa

La scuola improvvisamente è chiusa e noi ragazzi ci troviamo senza un luogo in cui andare quando ci alziamo la mattina, un luogo che in ogni cosa ci parla di una realtà che noi ancora non conosciamo bene, ma di cui vorremmo avidamente imparare il più possibile, che ci attrae e intimorisce.

Ciascuno di noi ha pensato almeno una volta che la scuola portasse solo fatiche e ansie. Volevamo conquistare noi stessi e diventare protagonisti della nostra vita e l’essere studenti ci è sembrato tante volte solo un intralcio. Ora però nell’impossibilità di poter proseguire normalmente la vita che facevamo siamo tutti confusi e spaesati. Viviamo come i ragazzi di cui narra Boccaccio nel Decameron: cerchiamo di farci compagnia studiando insieme e distraendoci da questa situazione così nuova e sconosciuta per noi. Combattiamo nelle piccole cose l’insicurezza e i timori che caratterizzano questi giorni.

Ci dimentichiamo del virus ma non della scuola

In tutto questo mi stupisco del fatto che riusciamo a dimenticarci del virus che tiene ferma la nostra città, ma non della scuola. Quante volte ci siamo detti che ci mancano le lezioni di una determinata materia, o leggere un certo autore o in generale imparare cose nuove e che ci facciano diventare grandi. Insomma abbiamo nostalgia della scuola, di poter cogliere insegnamenti che ci accompagneranno per tutta la vita dalle parole dei nostri professori o di altri adulti, i quali in questi giorni si sono preoccupati per noi, confortandoci e aiutandoci a vivere una vita il più normale possibile, senza paranoie e paure nei confronti del prossimo.

È per me la prima volta che riesco a vedere la scuola non come una cosa da dover sopportare prima di poter iniziare veramente a vivere, ma come un’opportunità, nonostante le fatiche quotidiane, di dialogo e di un rapporto, per quanto ancora acerbo e sfocato, con la realtà.

Spero di tornare presto a scuola.

Una studentessa di quinta liceo