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Primaria. Le avventure di Pinocchio

Nel periodo di scuola a distanza volevo continuare a leggere il libro di lettura che avevo iniziato in classe, Le avventure di Pinocchio. Mi sarebbe piaciuto anche continuare a lavorare con i miei alunni di 3C della Scuola Primaria sulla lettura espressiva.

Come continuare ora in questo periodo di distanza forzata? Postare un video sarebbe stato molto più semplice, ma avevo bisogno di coinvolgere gli studenti e interagire con loro: è l’essenziale dell’insegnamento. Allora ho deciso di leggere e drammatizzare Pinocchio insieme ai miei alunni. Ho dato una parte a ciascuno di loro, mandavo prima il testo da leggere in modo che loro potessero esercitarsi nella lettura e quando erano pronti effettuavamo una videochiamata registrata. Non ci siamo limitati solo a leggere, ma abbiamo anche drammatizzato le scene del libro: curare l’espressione del corpo (la postura, la gestualità, etc…) oltre all’intonazione della voce richiede un lavoro approfondito di comprensione del testo ed è un modo efficacissimo per potenziare la lettura espressiva.

Maestro Stefano

Infanzia – Pregrafismo. La scrittura è un’arte

La scrittura è un’arte che va e deve essere insegnata, alla base della quale c’è un gesto. Attraverso il pregrafismo i bambini imparano questo gesto e diventano più consapevoli delle parti del proprio corpo implicate nella scrittura e del loro movimento.

Partendo da un gesto grande si arriverà a lavorare su particolare più piccolo affinando sempre di più la motricità. Gli aspetti topologici, che vengono ripresi in diverse modalità, sono invece fondamentali per potersi orientare sul foglio.

Grazie alle attività di pregrafismo i bambini quindi mettono le basi per apprendere l’arte della scrittura imparando un gesto e diventano più consapevoli delle loro capacità motorie e coordinative.

Guara il video

Liceo classico – Processo ad Amleto

Chi si sognerebbe mai un processo ad Amleto?

Leggere Amleto è un’esperienza emotivamente totalizzante, a qualsiasi età. Shakespeare ci costringe a riflettere, a dubitare, ad aspettare pazientemente. Il lettore tende generalmente ad identificarsi con le sofferenze del protagonista, giustificandone spesso anche le reazioni più feroci. In effetti, alla fine del III atto Amleto uccide brutalmente il consigliere del re Polonio, nascosto dietro una tenda, ma chi si sognerebbe mai di instaurare un procedimento penale nei suoi confronti?

Alle porte del Globe theatre di Londra si legge ancora l’insegna “all the world’s a stage”, così agli studenti della classe quarta del liceo classico è stato chiesto di calcare la scena del tribunale, per accusare o assumere la difesa del protagonista.

Di seguito riportiamo tre testi che senza dubbio avrebbero convinto qualsiasi giuria!

Hands up Hamlet! di Diego Raimondi

Hands up Hamlet! di Cecilia Rusmini 

Hands up Hamlet! di Lucia Rizza

I vincitori del concorso “Straordinario quotidiano”

Sono Maria Chiara Bertani, Leonardo Guarda e Susanna Chieppi i vincitori della prima fase del concorso fotografico Straordinario quotidiano. 

I tre studenti delle classi terze della Scuola media della Fondazione Grossman dopo aver superato la prima selezione, effettuata dai due docenti di arte, tra i 57 partecipanti, sono risultati i più votati dagli insegnanti della scuola tra i 24 finalisti (guarda qui il video). Ora i loro tre scatti parteciperanno alla seconda fase del concorso con altre scuole della Lombardia che hanno deciso di accettare la nostra proposta.

Il podio è così composto:

Lo sguardo di semplicità di Maria Chiara Bertani (III A)

2° ex aequo Sognando il mare di Leonardo Guarda (III A) e Una diversa prospettiva di Susanna Chieppi (III C)

Come quel giorno, il primo della settimana  

Il Vescovo di Milano, Mario Delpini, ha mandato questo messaggio al nostro Rettore in risposta all’invio delle riflessioni delle classi terze medie suscitate dalla lettura della sua recente omelia di domenica 29 marzo durante le ore di religione.

Egr sig Rettore, dottoressa Paggi,

grazie dell’attenzione e dell’augurio che ricambio di cuore.

Invoco per Lei, per tutti coloro che Le sono cari, per tutta la Fondazione Grossman, la grazia della Pasqua di quest’anno. Anche se le porte sono chiuse, Gesù risorto entra nella casa e la riempie di gioia.

Auguri

+ Mario

 

Come quel giorno, il primo della settimana

 

Erano chiuse le porte,

quel giorno, il primo della settimana.

Dietro le porte chiuse

abitavano discepoli spaventati:

erano chiusi i pensieri, non solo le porte;

era corto lo sguardo,

era triste il volto,

era arido il cuore,

era spenta la speranza.

La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana,

il primo della vita nuova

venne Gesù.

Anche dietro le porte chiuse

si celebra l’incontro:

lo sguardo riconosce nella gloria del Risorto

il compimento dell’amore crocifisso.

Venne Gesù:

il cuore si apre alla grazia,

il volto si dispone alla gioia,

lo sguardo si allarga alla missione fino ai confini del mondo,

la storia sbagliata è avvolta dalla grazia del perdono.

E la speranza! Ah, la speranza non si trattiene in angusti confini,

è speranza di vita eterna!

Viene Gesù, anche quest’anno

il primo giorno della settimana

mentre sono chiuse le porte,

la fede riconosce il Signore,

la casa ospita la gioia.

E la speranza! Ah, la speranza!

Auguri per la Santa Pasqua,

quella di quest’anno 2020, nel tempo dell’epidemia,

santa Pasqua!

Scuola Secondaria – Sbocciano ancora fiori gioiosi?

Sbocciano ancora fiori gioiosi? E quale sole lo permette? 

Domenica 29 marzo l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha celebrato la Santa Messa in Duomo, da solo, senza fedeli. I giorni successivi la sua Omelia è stata letta nelle terze medie dall’insegnante di Religione, che ha sfidato i ragazzi a rispondere, liberamente, a una domanda. Ecco il frutto di questa immedesimazione e condivisione…

«Irradiate la gioia! Svegliate la bellezza!»

Proposta di immedesimazione con la “parabola” dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in riferimento all’omelia di domenica 29 marzo 2020, per le classi terze.

Rimanendo dentro la metafora che usa l’arcivescovo Mario Delpini, prova a rispondere a questa domanda, con libertà e sincerità: in questi giorni così particolari, anche di sacrificio, vissuti in casa con la mia famiglia, ho visto «fiori gioiosi, profumati e colorati» sbocciare intorno a me o dentro di me? Quale «sole» lo ha permesso?

«Credo che non mi siano ancora spuntati dei “fiori” meravigliosi, però credo che in questo periodo si cerchi più che mai il valore della propria esistenza, pensando di conseguenza maggiormente al Signore, che da lassù ci predilige, e inoltre penso che stia capendo meglio il valore della famiglia e la bellezza di aver la loro presenza qui accanto»

«In questi giorni il momento più gioioso per me è stato ieri quando ho saputo che mio zio, che è in ospedale e sta male per il Coronavirus da molti giorni, finalmente adesso sta un po’ meglio e quindi per me sono “fiori gioiosi, profumati e colorati” che sbocciano»

«In questo periodo di sconforto sono sbocciati in me e nella mia famiglia dei “fiori gioiosi, profumati e colorati”, il “sole” è proprio questo periodo, perché stando a casa e convivendo insieme tra noi fratelli ogni singolo secondo ci siamo riscoperti»

«In questo periodo di quarantena in cui siamo costretti a stare a casa ho visto tanti “fiori” sbocciare intorno a me, ho riscoperto tante persone con le quali magari avevo litigato e altre con le quali non avevo mai approfondito un legame profondo, il “sole” che l’ha permesso penso sia stata proprio questa situazione in cui siamo costretti a stare chiusi in casa. Ho capito che ci sono tante persone nella mia vita che devo ancora scoprire (oltre a me stessa), ma onestamente adesso posso già dire di essere molto felice»

«In questi giorni così particolari, vissuti in casa con la mia famiglia, ho visto sbocciare il “fiore” della passione per la lettura, che prima non sapevo di avere. Un pomeriggio durante la quarantena, mia sorella mi chiese di fare un patto, nel quale lei prometteva di prepararmi una merenda e io, in cambio, di leggere un capitolo di un libro che aveva già letto in passato. Accettai e mi misi a leggere. Dopo aver letto quel capitolo, non riuscii più a smettere, talmente ero affascinata dalla storia. Dopo quello stupendo pomeriggio di lettura mi resi conto che il “sole” che mi aveva fatto appassionare era mia sorella, la mia unica sorella che mi aiuta sempre»

«Penso che in questi giorni il “sole” sia rappresentato dalle varie associazioni che in questa situazione di emergenza compiono atti di solidarietà verso i più bisognosi e che essi, ovvero le persone povere e malate, siano i “fiori” a beneficiarne»

«Io ho visto questi “fiori” quando nei palazzi circostanti al mio (mio compreso) le persone hanno fatto dei flash mob per i medici. Questo mi fa pensare che la speranza e la gioia ci sono ancora nelle persone»

«Il “fiore” che è sbocciato è stato il desiderio di rivedere i mie compagni o amici, non avevo mai pensato così tanto a loro»

«Durante questi giorni ho capito che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, in questo periodo si è creato un nuovo rapporto anche con i vicini. Mentre prima ci scambiavamo solo un ciao, ora ci aiutiamo anche con la spesa. Penso che il “sole” che l’ha permesso sia stata la consapevolezza»

«Il mio “fiore” è fiorito nel mio cuore e il mio “sole” sono tutti quelli che mi stanno a fianco e mi aiutano a vivere questa difficoltà»

«In questo periodo non sono nati molti “fiori” in casa, siamo tutti abbastanza tristi e malinconici. Però ho notato che dentro di me sta nascendo della speranza, che tutto questo finisca presto, soprattutto mi sto ponendo molti obiettivi, perché desidero essere una persona migliore quando tutto ciò finirà»

«Secondo me il “fiore” che è cresciuto maggiormente in questi giorni è il rapporto con la mia famiglia, perché ora abbiamo più tempo per stare insieme grazie a questo “sole” della quarantena»

«In questi giorni è sbocciato un “fiore” particolare dentro di me, che stavo cercando di far nascere da tempo, ma nonostante i miei sforzi, non riuscivo a farlo fiorire. Stavo cercando di trovare un senso alla vita, un fatto valido per cui la vita andasse vissuta. A un certo punto è arrivato il “sole” che ha fatto sbocciare il fiore. Questo sole era la riflessione… Ora mi sembra così ovvio. La vita va vissuta per essere felici. L’ho capito quando non ero più felice. E stavo male. Grazie al sole adesso ho il più bel fiore proprio dentro di me. E non si appassirà. Mai»

«Purtroppo in questo periodo non sta sbocciando nessun “fiore gioioso”, ma invece la situazione in casa è peggiorata, tra litigi per il troppo stress del rimanere in casa»

«Per prima cosa la volevo ringraziare per il lavoro che ci ha dato da fare, questo mi ha permesso di dare un senso anche a questa situazione. In questi giorni così strani ho potuto vedere dei “fiori gioiosi” sbocciare semplicemente stando a casa con la mia famiglia. Mi sono potuta accorgere del bello di stare in famiglia e ho iniziato ad apprezzare la bellezza che può venire fuori nello stare tutti in casa, cosa che prima non riuscivo a fare, e questo mi ha permesso di vedere dei pregi e delle particolarità nei miei fratelli che prima non vedevo, mi colpisce che in questa situazione si può riuscire ad apprezzare qualcosa e vedere con occhi nuovi quello che prima davi per scontato»

«Il “fiore” che è cresciuto maggiormente in questi giorni è stare più tempo con la mia famiglia, perché mi ha fatto conoscere più cose su di loro che ancora non sapevo»

«La prima cosa che mi è venuta in mente sono i miei amici e compagni della pastorale giovanile. I miei educatori e quelli degli altri gruppi in questi giorni ci tengono davvero tanto a rimanere in contatto con noi, anche di più proprio per il fatto che non ci possiamo vedere di persona. Ci chiamano e ci scrivono per farci compagnia, i ragazzi del coro hanno anche montato un video in cui ognuno a casa sua cantava una canzone per noi. Penso che loro siano per me un esempio di questo “sole” che ci sta facendo “germogliare”»

«In questi giorni difficili sono sbocciati molti “fiori” intorno a me, ma quello più bello è quello della compagnia della mia famiglia e dei miei cari. Un altro “fiore” è quello dell’affetto, di cui abbiamo bisogno tutti anche quando ci si sente bene»

«Io penso che questi giorni di quarantena mi abbiano aiutata molto a trovare me stessa, cioè sono fioriti in me molti pensieri sulla mia vita e anche sulle mie amicizie. Penso che mi sia servita molto questa quasi “pausa dal mondo”»

«Il mio “sole” che mi fa sbocciare è mia madre. Da mia madre prendo esempi quando voglio essere paziente, quando devo sopportare qualcuno o qualcosa che non mi piace. Grazie a lei sto imparando che anche stando chiuso in casa posso trovare qualcosa di bello anche nelle cose semplici che vedo e faccio, sento che ci sono altre cose che non conosco di me»

«Non ho visto né in me, né intorno a me sbocciare “fiori” di questo genere»

«Credo che la metafora usata si riferisca a come ogni persona può scegliere di essere, noi siamo i semi, in fondo dei semplici semi, ma con un grandissimo potenziale. Ognuno di noi può scegliere di nascondere il proprio potenziale, come i semi possono stare in cantina, ma è nel momento in cui ci alziamo, ci esponiamo ai dolori, alle tristezze e a tutto quello che ci aspetta, che riusciamo a condividere appieno ciò che di bello abbiamo da dire e da dare agli altri. In questi giorni di grande sconforto, in cui siamo fisicamente chiusi in casa, potremmo chiuderci in noi stessi e non sentirci parte di ciò che accade intorno a noi. Quello che però ho notato è che molte persone sono sbocciate come i semi, hanno cantato, parlato, condiviso pensieri riguardo ciò che stiamo vivendo, e questo mi ha fatta sentire di nuovo bene, non come se nulla fosse, ma come se nonostante il male ci sia sempre qualcuno che affronta la sofferenza con te e fa sembrare tutto un po’ più bello»

«In questi giorni non ho visto sbocciare “fiori” di questo tipo, né in me né in altre persone di mia conoscenza»

«Io sono fiorita proprio qui in quarantena in un periodo che tutti ritengono buio e grigio, ma dove io ho visto la luce, ho visto me, mi sono conosciuta. Quando andavamo a scuola io mi sentivo sempre in competizione, dovevo sempre dimostrare qualcosa, dovevo sempre mostrare un lato di me che in realtà non mi apparteneva. Volevo piacere a tutti, anche a persone che non mi conoscevano. Non ero io, non ero felice. Invece eccomi qui, in quarantena con la mia famiglia. Ho avuto più occasioni per conoscermi, per essere me, per essere felice. Sa, io ho perso mio nonno non potendo neanche salutarlo e tenergli la mano standogli accanto. Non ho potuto nemmeno abbracciare mia nonna e mio padre per consolarli, ma ho chiesto a Gesù di stargli vicino, di portargli il mio sorriso che a loro piace tanto»

«In questi giorni in casa non abbiamo nessuna fretta di fare le cose, perciò si possono osservare meglio i dettagli, i particolari di tutto ciò che ci circonda, apprezzarne meglio il contenuto vero, come normalmente non riusciamo a fare. Sono tre settimane ormai che siamo chiusi in casa, forse di più. Mi sono accorto di apprezzare momenti che prima consideravo banali: ho scoperto l’immensità di sapori che ci sono in un piatto di pasta al pomodoro, stando al balcone ho apprezzato il vento fresco che prima mi infastidiva, ho guardato le api che si poggiavano sui fiori, ho ascoltato la voce di mia madre, ho ascoltato il silenzio. Ho cercato di usare di più il mio cervello, di riflettere e di pensare. Grazie alla mia coscienza sono riuscito a capire che nulla è scontato, nulla è davvero banale. Spero di non dimenticarlo, dopo che sarà tutto finito»

«Durante questo periodo, mia sorella ha portato una sua amica al mare ed è qui da un mese! Con la mia famiglia stiamo legando sempre di più con lei. Lo ha permesso la voglia di essere sempre più legati alle persone che ci stanno accanto»

«In questi giorni di quarantena in casa c’è stato un clima di grande tensione. Mio papà è molto preoccupato per l’azienda. Ho cercato di essere sempre più positiva, anche se non è molto semplice, ho cercato di coinvolgere tutta la famiglia in alcune attività: ho iniziato a vedere dei film o a giocare a giochi da tavolo con le mie sorelle. Vado a correre nei campi con mio cognato, giochiamo ai videogiochi e a calcio, cucino con la mamma e gioco a palla con il papà. Il clima è migliorato. Ora siamo tutti meno tesi e ci diamo una mano per rimanere allegri. Penso che la mia positività in questo periodo sia stata utile a tutti, abbiamo iniziato a darci una mano con la spesa, con i gatti e ad andare in farmacia. Non vedo così tanta negatività in questa quarantena, perché ha unito di più la mia famiglia, ma allo stesso tempo non posso vedere i miei nonni e abbracciarli, o vedere i miei nipoti e giocare con loro, inoltre molta gente sta morendo e non va dimenticata»

«Sì, ho visto “fiori gioiosi, profumati e colorati”, vedendo una piccola “luce” nel tunnel profondo che stiamo vivendo; lo hanno permesso la speranza che tutti noi abbiamo in Dio e la solidarietà»

«In questi giorni personalmente non ho visto né “fiori” sbocciare né luce brillare, però grazie a questa lettura ho capito che forse non devo aspettare il sole che mi illumini, che mi riscaldi; ma devo agire io. Forse non sono io che ho bisogno degli altri, del profumo, del canto, ma sono gli altri che hanno bisogno del sole che li illumini, di qualcosa di bello che per un attimo porti gioia. Io ci proverò anche solo con semplici gesti che possono sembrare insignificanti»

«A parere mio, i “fiori colorati” in questo momento sono le piccole cose che non mi distraggono dalla brutta realtà, ma che mi fanno capire e, quindi, apprezzare di più il mio quotidiano. Invece il “sole”, sono tutte le persone che si stanno impegnando per risolvere questa situazione e per farci tornare tutti alla normalità»

«Qualcosa che posso comparare ai “germogli di fiore” dentro di me è sicuramente la pazienza, cosa che ho dovuto e che ho potuto sviluppare grazie al “sole” della quarantena, che mi obbliga a rimanere in casa e aspettare che tutto questo finisca. Credo comunque che mi porterò questo nuovo “germoglio” anche dopo questa esperienza, e che ne possa fare buon uso»

«In questi giorni i “fiori gioiosi, profumati e colorati” credo siano i momenti felici. Il “sole” che li fa crescere è Dio, il sole della gioia e della speranza»

«In questi giorni difficili, sì, sto vedendo “fiori gioiosi” sbocciare sia dentro di me che fuori, nella mia famiglia, ma soprattutto in mia mamma. Io e lei stiamo condividendo preghiere e riflessioni e spesso partecipiamo alle preghiere collettive che ci sono in televisione. Io sento che ci sono questi fiori perché c’è il “sole” che li fa sbocciare. Il sole è Gesù che in questi tempi difficili mi sta aiutando molto e mi permette appunto di aprirmi con lui proprio come un fiore che sboccia. In quarantena ognuno ha bisogno dell’altro, bisogna convivere con la propria famiglia in tutte le ore del giorno e tirare avanti fino a quando questa vicenda non si concluderà. Questo è possibile farlo scoprendoci e aprendoci, ed è Gesù che mi permette ogni giorno di essere un “fiore profumato”»

«Per me questa domanda è molto facile, il mio “sole” è mio padre e i “fiori” siamo noi, mio fratello, mia sorella, mia madre e io. Mio padre riesce a estrarre una risata e un sorriso a chiunque, anche in un periodo come questo»

«Io ho visto “sbocciare fiori” quando cucino con mia mamma, quando gioco a carte con lei, quando gioco con il papà, quando mi fanno usare il computer, quando di sera mi fanno vedere Harry Potter fino a tardi, quando gioco con il pappagallo, che non ti fa mai perdere la felicità. Tutti questi punti che ho scritto mi dicono che ci si può divertire anche non uscendo di casa. Il “sole” che li fa crescere è Dio con Maria che, vedendoci in questa situazione, ci danno una mano»

«In questi giorni così particolari e difficili ho visto “fiori” sbocciare stando di più con i miei genitori, con i quali di solito non passo molto tempo a causa dei vari impegni, e facendo ogni tanto una videochiamata ai parenti che vivono a Milano, ma soprattutto a quelli che vivono a Roma, cosa che mi ha fatta sentire più vicina a loro»

«In questa quarantena mi sono accorto di molti “fiori” che sbocciano, sia in famiglia che al di fuori. Un esempio banale sono tutte le persone sui social che chiedono o fanno qualcosa per restare uniti, per tenere compagnia a tutti quelli che non hanno niente da fare o per avere una distrazione dal lavoro. Banalmente tra i miei amici alla play station c’è una voglia di giocare tutti insieme. Secondo me tutte queste cose sono “fiori sbocciati”, perché nessuno era obbligato a fare questo, tutti potevano stare nel loro piccolo, isolati dal mondo»

«Sì, ho visto germogliare in me questi “fiori gioiosi, profumati e colorati” grazie alla speranza e al coraggio della mia famiglia»

«Mio fratello abita al sesto piano e in questi giorni scende ogni sera per giocare con me e mio fratello o per vedere un film insieme, e ogni volta che lo sento arrivare mi sento un’altra persona: credo sia un raggio del mio “sole”. Questo perché il miracolo vero non è il fatto che ci sia lui, ma che abbia tutta la mia famiglia, il vero “sole”, insieme a me»

«Sì, in questi giorni di quarantena ho visto parecchi “fiori” sbocciare. Il “sole” che gli ha permesso di germogliare è stato quello della mia famiglia. Infatti, anche se questi giorni sono un po’ noiosi, la mia famiglia cerca di rendere tutto più interessante in casa. Grazie a essa ho scoperto nuovi modi per trascorrere il tempo, insieme creiamo delle attività alle quali tutti possono partecipare. Dentro di me sono sbocciati dei “fiori” che mi hanno fatto capire l’importanza dello stare insieme»

«In questi giorni così tristi ho visto un “fiore” sbocciare dentro di me e cioè ho riscoperto la bellezza nei piccoli gesti. Infatti, mentre prima davo molte cose per scontato, ora sono chiamato a riflettere e ho capito cosa sia veramente importante per me. Credo che la quarantena stessa sia stata il “sole” che mi ha dato l’opportunità di sbocciare. In questo modo ho riscoperto l’importanza di una chiamata o di una risata con un amico o ancora di una cena insieme alla famiglia. Mi sono reso conto di quante cose inutili credevo importanti»

«Durante questa quarantena, che a mio modesto parere è davvero difficile, ho scoperto in mia sorella un “fiore”. Sono consapevole che questa situazione è difficile anche per lei, eppure nonostante il suo carattere complicato è per me un “sole” in questo periodo. Non so perché, eppure riesce a trasmettere un senso di sicurezza nelle sue azioni o parole. La sua non è una certezza, nessuno sa quando finirà o come finirà, eppure è certa che in tutto questo c’è un senso (che per me è ancora ignoto)»

«Sicuramente in questo periodo sto riuscendo ad aumentare il tempo dedicato a me stesso, scoprendo cose nuove, ma anche in casa ho notato un miglioramento del tempo trascorso in famiglia»

«Ho visto dei “fiori” sbocciare intorno a me. Il “sole” che mi ha permesso di “farli sbocciare” è una mia amica, perché io nel primo periodo di quarantena stavo facendo un po’ fatica e lei mi ha detto di provare a trovare almeno una cosa bella per ogni giornata e di non stare chiusa in camera mia tutto il tempo»

«Questi giorni di quarantena sono sicuramente duri e difficili per tutti noi, in quanto sono di enorme sacrificio. Nonostante la situazione, qualche “fiore gioioso” è sbocciato dentro di me. La perdita della quotidianità, intesa come scuola e attività sportive, ha fatto in modo che trascorressi molto più tempo con la mia famiglia e che me la godessi maggiormente. Tutto ciò è stato permesso da un “sole” particolare, buio, che ci ha costretti a rimanere a casa. Fortunatamente, in questa oscurità, ho apprezzato la luce che si è accesa in me, non più fatta dalla quotidianità, bensì dalle piccole e grandi cose che giornalmente occupano il mio tempo»

«In parte non sono sbocciati dei “fiori”, perché non posso uscire e vedere amici e familiari, ma passando tanto tempo a casa ho la possibilità di stare più tempo con la mia famiglia»

«In questi giorni è sbocciato in me il “fiore” dell’amicizia con i cavalieri. Nonostante la distanza ogni venerdì ci colleghiamo in videoconferenza e questa felicità, che contrasta la tristezza che provoca il virus e che va oltre ogni divieto, mi ha fatto capire che c’è qualcosa o meglio Qualcuno che ci aiuta a tenere stretto il legame di amicizia che abbiamo: Gesù»

«No, in questi giorni non è sbocciato nessun “fiore” dentro di me, perché anche se sono serena a casa mia non vedo più i miei nonni e non ho più molta libertà, per esempio di uscire con i miei amici»

«Stare in casa in questo periodo e non uscire è difficile, mi manca la normalità. In questi giorni che sono a casa il “fiore” che è sbocciato in me è quello di imparare a non annoiarmi, quindi ho scoperto cose che mi piacciono fare, per esempio cucinare e disegnare»

«Il “sole” che ha permesso lo sbocciare di “fiori” in questi giorni intorno a me è stato il sole della speranza, della voglia di ricominciare e di voler ritornare a fare quello che facevo prima. Questo sole farà sbocciare ancora di più i miei fiori e la mia anima, apprezzando ancora di più lo stare insieme agli amici e alle persone che mi vogliono bene. Quando finirà tutto il sole sarà più splendente»

«Ho visto sbocciare dentro di me un “fiore” un po’ particolare, il fiore “di non dare tutto per scontato”, questo fiore rappresenta varie situazioni a cui non davo il giusto valore e che adesso sono difficili da fare, come: la libertà di uscire con le amiche, di uscire in giardino, di andare a scuola, di fare sport e di andare a fare la spesa, magari più volte al giorno o alla settimana. Il “sole” che ha permesso a questo fiore di sbocciare è stata proprio la quarantena, con le sue regole di reclusione. Pensano tutti che la quarantena sia una cosa negativa, ma per un certo verso è anche positiva perché mi ha permesso di avere più tempo per riflettere su me stessa, su quello che mi piace fare e su ciò che non mi interessa. Questa quarantena mi ha permesso di condividere maggior tempo con la mia famiglia, con mia sorella e i miei genitori, e anche se non sempre in modo facile, abbiamo avuto la possibilità di scambiarci tante idee ed emozioni»

«In questi giorni di quarantena è come se fosse sbocciato un “fiore” dentro di me. Ovvero ho capito che quando si è in compagnia degli amici bisogna godersi ogni momento perché, come in questo caso, non si sa mai cosa possa accadere. Il “sole” che ha fatto sbocciare questo fiore è stata la nostalgia che sto sentendo per non poter vedere le persone a cui voglio bene»

«In questi giorni tutti vivono un sentimento di oppressione, in quanto vengono privati della loro quotidianità. Io mi sono sentita rinchiusa, proprio come quei fiori rinchiusi in cantina. E all’inizio facevo fatica a trovare qualcosa con cui passare il tempo che mi rendesse felice, perché non avevo mai pensato a quante cose potessi fare in casa, quante cose potessero soddisfarmi. Così ho cominciato a guardare la situazione con occhi diversi, da un’altra prospettiva. Sono emerse delle passioni, probabilmente alcune delle quali non permarranno nel tempo, ma ho saputo ritrovare felicità e speranza stando a casa. Invece per quanto riguarda quale sia stato quel “sole” che mi ha permesso di rendere i “fiori gioiosi e colorati”, credo sia stata proprio la mia forza di volontà»

«Sì, credo che in me stiano fiorendo dei “fiori”. Una sera dopo cena i miei genitori mi chiesero se volessi recitare il Rosario che stavano facendo in televisione, io accettai l’invito perché era da parecchio tempo che non ne dicevo uno per intero. Una volta finito, io mi sentii diverso, più felice, senza paure, come se avessi rinnovato la mia fede. Per me è stata una situazione stranissima, mai provata prima. Quindi il “sole” che, secondo me, sta facendo sbocciare questi fiori è il Signore»

«Molto sinceramente devo dire che non ho compreso a fondo il significato della lettura o, meglio, il significato penso di averlo capito, ma so di non avere ancora scoperto qualcosa. In questi giorni non ho avuto particolari esperienze simili a quelle della lettura, ma una cosa è successa: sono riuscita a riscoprire tutto ciò che per la mancanza di tempo e di attenzioni avevo lasciato da parte, come hobby e sogni, perciò penso che questo possa essere considerato un “germoglio” e il tempo e le attenzioni il “sole”»

«Ogni giorno ho visto diversi “fiori” sbocciare: il sacrificio dei medici che cercano di salvare delle vite, mettendo a repentaglio la propria. Ho visto la generosità di molti personaggi celebri donare per una causa comune. Ho visto la bontà dei sacerdoti. Ho visto la luce del Papa, punto di riferimento per i cristiani, nella sera piovosa di San Pietro. Ho visto la scienza supportata dalla forza della religione. Posso aiutare nel mio piccolo restando a casa. Vedo i miei genitori ogni giorno prendersi cura di me, portarmi gioia anche in un momento così tanto difficile. Mi auguro che in questa primavera non sboccino solo fiori profumati nei campi, ma sboccino la fede, la speranza, in molti cuori che fino a ora sono stati aridi»

 

Scarica qui la versione in pdf con tutti i contributi: «Irradiate la gioia! Svegliate la bellezza!»

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Liceo Classico – Rivivi il viaggio di Enea

Gli alunni della prima Liceo Classico hanno ripercorso il viaggio affrontato da Enea, da Troia fino alle sponde del Lazio. Con l’ausilio di una cartina interattiva, immagini e musiche sarà possibile solcare le acque del Mar Egeo e del Mar Mediterraneo, e seguire così la via tracciata dal fato per l’eroe e la sua stirpe.

Clicca qui per seguire Il Viaggio di Enea

#ioguardoconocchidiversi. È arrivata la primavera

Nulla è scontato in questi giorni drammatici, che hanno portato lutti e dolore anche in alcune famiglie della nostra scuola: senza quasi che ce ne accorgessimo è arrivata la primavera, a ricordarci che la morte non ha l’ultima parola… 

“Passato il fiume, lasciato il cuore antico,
sfiliamo tra le case
e i minimi giardini del suburbio.
La primavera è già nell’aria,
straripa una radiosità crescente.
Siamo vivi, svegli, invasi
da immagini e riflessi,
tempestati da innumeri
lapilli del presente.
Siamo anche stranamente calmi,
ci sentiamo facili, sicuri,
infilati in una setosa manica
di tempo già vissuto
e per questo più vivente, lieti
di lei, da lei molto protetti.
O esistenza
quando un attimo t’illumina
tutta dal principio
e ti assolve
dal male il tuo sorriso
e tu trovi in te stessa il tuo perdono.
Il tuo perdono, il tuo paradiso.”

[Mario Luzi, da Frasi e incisi di un canto salutare]

Tra le notizie di questi giorni con meno clamore e attesa, è arrivata lei, la primavera. Quasi a ricordarci che c’è qualcosa che viene prima e oltre il coronavirus, drammatica e dolorosa circostanza che ci ha inchiodati a casa “fermando” le nostre esistenze.

Ma lei giunge invadendo ovunque («straripa una radiosità crescente») e facendo esplodere ogni cosa («lapilli del presente») per ricordarci che il nascere e il morire hanno dentro una promessa di pace indicibile eppure sperimentabile («Siamo anche stranamente calmi, / ci sentiamo facili, sicuri,/ infilati in una setosa manica»).

La vita dunque è una sovrabbondanza magnanima che ci sorprende, come una primavera che arriva inattesa, e con la sua bellezza trasfigura la vita tutta, illuminandola ai nostri occhi (O esistenza / quando un attimo t’illumina /tutta dal principio /.e ti assolve /dal male il tuo sorriso / e tu trovi in te stessa il tuo perdono. / Il tuo perdono, il tuo paradiso).

Nella scrittura di Luzi, come afferma Andrea Temporelli, «la poesia è uscita dai territori giurisdizionali dell’estetica, si fa avventura conoscitiva e il lettore per seguirla deve compiere in sé il medesimo passo, perché non esiste reale conoscenza dove non vi è trasformazione».

Quanto viene affermato della poetica di Luzi si potrebbe estendere alla conoscenza tutta. Il nostro intento di fare scuola al tempo del coronavirus attinge da questa consapevolezza e si alimenta in questa esperienza che riaccade: un’avventura conoscitiva che apre lo sguardo e ci aiuta a intercettare meglio la realtà in tutte le sue sfaccettature.

Per questo, oltre il giusto e doveroso hashtag #iostoacasa che domina in questi giorni, sarebbe bello poterci dire tra noi e comunicarlo a tutti, perché lo stiamo sperimentando, #ioguardoconocchidiversi.

Roberto Ragusa

Arte. Un nuovo sguardo sulle solite cose

Ogni giorno occhi nuovi” e “Straordinario quotidiano”: l’insegnamento di arte nelle scuole primaria e media on line alla ricerca di un nuovo sguardo sulle solite cose.

La proposta di lavoro che gli insegnanti di arte della nostra Fondazione hanno rivolto in questi giorni di quarantena ai bambini della scuola primaria e ai ragazzi delle terze della scuola secondaria è nata a partire dal desiderio che questa circostanza, come richiamato anche dal rettore nel suo discorso alle famiglie, possa essere vissuta come un’opportunità. Una reale opportunità di conoscenza sperimentata mediante l’osservazione e la restituzione di una parte di realtà attraverso le tecniche specifiche del linguaggio artistico.

Ai bambini della scuola primaria è stato proposto un unico tema per tutte le classi: “ogni giorno… occhi nuovi“. L’occasione per sentirsi uniti nel lavoro proprio come lo siamo nella medesima condizione di sacrificio, tutti quanti, dai piccoli ai grandi. A partire dall’osservazione delle opere di alcuni grandi maestri che hanno saputo cogliere la bellezza anche negli oggetti più umili e quotidiani.

I ragazzi delle medie hanno invece proseguito nel lavoro sul linguaggio fotografico, iniziato nella prima parte dell’anno, attraverso la realizzazione di uno scatto che affrontasse la tematica dello “straordinario quotidiano”.

Bambini e ragazzi hanno provato a guardare davvero ciò che ci circonda, mettendosi quasi in ascolto con gli occhi, lasciandosi stupire dalla novità che può emanare da un oggetto che si ha sempre davanti agli occhi ma da cui non ci lascia mai “chiamare”. La conoscenza parte da qualcosa d’altro che ci interroga, ed è essenziale lasciarsi educare a questo ri-conoscimento quotidiano!

Maria Regina Rizzini – Giorgio Salvato

Narrazione e ricerca del significato

In questi giorni è evidente che tutti noi abbiamo un gran bisogno di narrare e di ascoltare storie: per quale motivo?

Un bambino della scuola primaria ci introduce alla comprensione del misterioso rapporto che esiste tra narrazione e ricerca del significato…

Cara direttrice Lucia,

sono la mamma di Pietro di 1C. Visto che so che le fa piacere ricevere qualche racconto sulle giornate delle nostre famiglie e dei nostri bambini, volevo riferirle un episodio che mi ha colpito particolarmente.

Un paio di giorni fa, verso sera, vedo Pietro trafficare con foglietti, colori, forbici, colla. Mi dice porgendomelo: “Mamma! Ho fatto un libro!”. Tutta contenta, perché amo molto quando si dedica a questo genere di cose, prendo il manufatto e lo osservo. È un librino molto piccolo di pochi foglietti, che si sfoglia da destra a sinistra, come le altre sue produzioni di questo genere. Poi leggo.

IL  VECCHIO MULINO

C’era una volta un vecchio mulino che non faceva più la farina.

Ma era speciale, poteva fare spuntare gli alberi.

Da quel giorno lui tornò a lavorare.

“Carino”, penso, “chissà come mai ha immaginato questa storia?”.

La mattina dopo a colazione prendo di nuovo in mano il librino. Finalmente ho un’illuminazione: “Pietro! La tua storia è proprio come questo tempo che stiamo vivendo! Perché certo non è facile per un mulino accettare di non poter fare la farina, come per noi adesso non è facile accettare di non essere efficienti e produttivi come al solito, nel lavoro, nelle solite cose da fare, eppure, se stiamo attenti, forse ci accorgeremo di saper fare qualcosa di ancora più importante: invece che macinare in superficie possiamo accompagnare il seme fin nella profondità della terra (dentro il nostro cuore), perché possa mettere radici e far crescere una nuova pianta viva, poi due, magari un boschetto, perché no una foresta, che darà altri frutti, altri semi, nuova farina. È un tempo diverso, un altro lavoro, ma forse ancora più importante!

“Ho capito bene la storia Pietro?”.

“Sì sì mamma!”

La ringrazio per la fondamentale presenza della scuola e delle eccezionali maestre in queste settimane.

Elena e Pietro