Classico. Le Baccanti in scena
Un primo spettacolo rinviato, giovedì la vittoria del Festival Thauma fino ad arrivare all’applauso assordante al termine dell’evento di sabato presso il Teatro La Creta. Questa, in sintesi, la conclusione del lavoro fatto dai nostri studenti di quarta del liceo classico sul testo Le Baccanti di Euripide.
Una rappresentazione intensa con la quale i ragazzi hanno dato prova di capacità di immedesimazione e coralità coinvolgendo il pubblico in un testo antico ma di grande attualità. Questi ultimi intensissimi tre giorni sono stati il culmine di un laboratorio, parte integrante del percorso di letteratura greca, organizzato insieme al registra Giovanni Spadaro
Il testo scelto Le Baccanti è l’ultima grande tragedia scritta da Euripide che gli valse la vittoria post mortem Nel concorso tragico delle Grandi Dionisie di Atene, quando venne messa in scena per la prima volta, nel 403 a.C.
Due gli spettacoli messi in scena dagli studenti del quarto anno, il primo giovedì 31 marzo in occasione del Festival Thauma – Teatro Antico In Scena per le scuole superiori organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano presso il Teatro PIME. Il secondo sabato 2 aprile presso un Teatro La Creta tutto esaurito da un pubblico misto tra famiglie, studenti e appassionati di teatro.
Perché la tragedia Le Baccanti di Euripide?
Nell’affrontare la tragedia di Euripide – ha spiegato Francesco Mauro, preside del liceo classico – ci siamo concentrati sul tema del doppio. Dioniso, dio e uomo, agisce per affermare il suo potere; suo doppio in questo è Penteo. Pur volendo l’opposto, questi due personaggi si assomigliano moltissimo: Dioniso è freddo calcolatore e impaziente carnefice, Penteo retto soldato e giovane irrequieto; entrambi peccano di ὕβρις, ma lo scontro è impari e conduce Penteo alla morte e Dioniso alla vittoria.
Una duplicità che si manifesta anche nei tre “travestimenti” presenti nella tragedia. Dioniso, dio, assume aspetto mortale, ma continua ad avere essenza divina, tanto che nel suo elegante abito nero risulta sempre inafferrabile. Cadmo e Tiresia, che rappresentano rispettivamente l’autorità politica e religiosa, si presentano in veste di baccanti; se da un lato suscitano il riso, in un attimo possono cambiare faccia dispensando con serietà i consigli che si addicono alla loro età e al loro ruolo. Penteo, completamente passivo, che viene spogliato dei suoi abiti eccentrici dalle baccanti e vestito come grottesca vittima sacrificale.
Nella tragedia di Euripide – prosegue il preside Mauro – i cori di baccanti sono due: nel nostro adattamento questa divisione rimane nell’alternanza di toni del coro; ora più evocativo, ora più aggressivo. Man mano che la vicenda avanza verso la sua inevitabile conclusione tragica le baccanti sostituiscono al testo parlato movimento e canto: di fronte a quello che accade non servono più parole. Anche le musiche, prima più ritmate e frenetiche si fanno più meditative e chiedono silenzio.
L’apice di queste continue ambiguità si trova nell’ingresso di Agave, trasportata da un corteo che risulta essere allo stesso tempo trionfale e funebre. Sempre presente in scena, in posizione centrale, un cerchio (la stele di Semele), punto di contatto tra divino e umano.
Come la rappresentazione teatrale può diventare didattica?
Lo spettacolo è frutto di un percorso che ha avuto diversi step di lavoro. Il primo è stato la lettura personale, dalla quale è emerso un tentativo di interpretazione del testo. Da una parte si è sottolineato il tentativo fallimentare di Penteo di affermare razionalmente un ordine secondo categorie umane, che viene schiacciato dall’irrompere della potenza divina nella vita; dall’altra parte si è notato come il divino si mostri con una violenza quasi incomprensibile per l’uomo, il quale non accetta di dare l’assenso a qualcosa che appare come ingiusto e filosoficamente “non pensabile”.
Per come descrive la tensione tra istanze umane e concezione del divino in Grecia Baccanti ci è sembrata esemplare per comprendere la tragedia greca nel suo complesso. Riteniamo che la conoscenza di tale argomento possa passare meglio attraverso una didattica esperienziale volta a vivere il testo tramite la recitazione e non semplicemente attraverso uno studio tradizionale e, per forza di cose, più distaccato.
Step successivi sono stati le discussioni, gli esercizi preparatori, l’assegnazione dei ruoli che hanno occupato quattro lezioni di due ore ciascuna con cadenza settimanale. In seguito, è cominciata una settimana intensiva di laboratorio, durante la quale è stata sospesa la normale frequenza delle lezioni. Agli studenti è stato chiesto un impegno quotidiano che oltrepassava gli orari prettamente scolastici. Durante il lavoro i ragazzi si sono affidati completamente e si sono esposti e messi in gioco pienamente senza dire di no a nessuna proposta, dalla recitazione al canto, fino alla preparazione delle scenografie e dei costumi.