Messa inizio anno. In cammino per scoprire il proprio compito

Domenica 17 settembre, don Giacomo Landoni, nostro ex alunno e appartenente alla Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, ha celebrato la Messa di inizio anno delle scuole della Fondazione Grossman, a cui hanno partecipato genitori, studenti, docenti e personale.

Nell’omelia, don Giacomo ha sottolineato, attraverso la sua testimonianza, come i suoi anni liceali siano stati l’occasione di vivere in libertà la ricerca personale della sua strada, della sua vocazione. In questo sta il pilastro della nostra proposta scolastica: educare i nostri studenti a incontrare la realtà e a prendere sul serio la domanda di senso che l’impatto con essa suscita per scoprire il compito dato a ciascuno.

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Inizio anno. Una viva esperienza di dialogo con la realtà

“Di fronte al mare, alla terra e al cielo e a tutte le cose che si muovono in esso,
io non sto impassibile, sono animato, mosso, commosso da quel che vedo,
e questa messa in moto è per una ricerca di qualcosa d’altro”.
(Luigi Giussani, Il senso religioso)

Questa è la frase che abbiamo scelto per il cartoncino di benvenuto, accompagnata da un’immagine evocativa tratta da un video girato a Nazaré, in Portogallo, che riprende una competizione di surf estremo. L’immagine è una bella metafora di come ha inizio un percorso di conoscenza: ci sono dei surfisti a mollo, in attesa dell’onda e quando l’onda gigante arriva, uno di loro si erge in piedi e inizia a cavalcarla. La sfida nasce nell’incontro tra l’evento, l’arrivo dell’onda, e l’attesa del surfista, che in pochi istanti decide se cavalcarla o rinunciare e attenderne un’altra.

Questa dinamica è per ciascuno di noi quotidiana: continuamente la realtà ci sfida con un evento, un incontro, una lieta novella o una catastrofe, un testo, un’opera, un problema, un invito, una musica… Sta a ciascuno di noi decidere se cavalcare l’onda o tergiversare. Non è infatti scontato che, all’accorgersi della chiamata della realtà, l’io si muova, dia l’abbrivio a un percorso di conoscenza. Si può decidere di rimanere indifferenti, per mancanza di energia, per distrazione, per superficialità, per paura. Oppure iniziare a dare del tu alla realtà, interrogarla e lasciarsi interrogare.

Auguriamo a studenti e docenti di fare quest’anno una viva esperienza di dialogo con la realtà, alla ricerca di ciò che di profondo porta con sé, del suo significato, del nesso che ogni cosa ha con l’io che la indaga e che parla con lei. Lasciate parlare le cose, interrogatele, insieme. Perché la ragione e la libertà di ciascuno hanno bisogno di amici per non intiepidirsi, impigrirsi, ritirarsi, rendendo l’io insensibile allo “squillo altissimo” delle cose e dunque impoverito nel cuore. Buon anno!

Perché vale la pena insegnare?

Perché vale la pena insegnare? E perché costruire insieme una scuola libera? Il nuovo anno scolastico si è aperto con un momento di lavoro e di festa che ha riunito tutto il personale della Fondazione per riconquistare il significato del proprio impegno: “solo chi ha vissuto l’avventura dello spalancarsi dell’orizzonte di senso nel tentativo di conoscere un qualunque contenuto disciplinare, può essersi formato una almeno vaga idea della bellezza dell’insegnamento. Perché l’insegnamento è ricerca di senso, ed è al contempo amicizia”.

L’incontro con il rettore e un consigliere di amministrazione è stato seguito da una jazz session: un quartetto di musicisti si è lasciato interpellare dal testo di P. Florenskij “Lezione e lectio” mettendo a confronto la natura della lezione con il jazz. Imprevedibili entrambi come la vita.

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