Liceo Classico – Manzoni per comprendere questi strani giorni

Un compito assegnato di analisi del testo sulla lettera di Manzoni a monsieur Chauvet è l’occasione per una studentessa del liceo classico di cogliere nelle parole di Manzoni una lente per leggere e comprendere questi strani giorni.

Risposte riguardo alla lettera a Monsieur Chauvet

Manzoni afferma che la mente dell’uomo è attratta dal conoscere l’uomo, nello scoprire quello che vi è di autentico e di intimo nella sua natura, nel vedere l’effetto dei fenomeni esterni sulla sua anima, il fondo dei pensieri dei quali è spinto ad agire; nello scoprire, in un altro uomo, sentimenti che possono suscitare in lui noi un’autentica consonanza. Rileggendo alcuni passi dei Promessi sposi in questo periodo così particolare mi sono accorta moltissimo di questo. Un passo che avevo letto anni fa e che non mi aveva colpito particolarmente ora mi emoziona e lo rileggo più volte come ad aumentare l’emozione che mi suscita. Ed è sorprendente come le persone di un periodo così lontano siano identiche a noi oggi. Con le nostre stesse paure, timori, confusione ma anche sentimenti buoni come la fratellanza e la pietà. Il fatto è che oggi come allora siamo posti davanti a una malattia che non si conosce e che non si sa ancora come curare e che inevitabilmente dobbiamo affrontare sia come singoli che come comunità. Ma c’è una grande differenza: i social. Questi non solo ci informano ma con foto trasmettono in un secondo tutto ciò che c’è di umano nella sofferenza altrui. Molti sono i passi che rileggendo ho sentito presenti oggi e mi era impossibile mentre leggevo non pensare a quanto avevo visto minuti prima su Instagram o Twitter.

Ogni social media è pieno di foto simbolo come questa di questi uomini che danno tutto se stessi per gli altri. Una carezza che in altre circostanze sarebbe scontata qui diventa un atto di umanità grandissima. Questa foto è stata fatta all’ospedale di Varese non troppo lontano da qui nel reparto di terapia intensiva. C’è qui lo stesso fraterno affetto che immagino provasse Padre Felice Casati quando si occupava dei malati al lazzaretto. La stessa dedizione dei frati ora è impiegata dai medici.

E perciò l’opera e il cuore di que’ frati meritano che se ne faccia memoria, con ammirazione, con tenerezza, con quella specie di gratitudine che è dovuto, come in solido, per i gran servizi resi da uomini a uomini, i più dovuta a quelli che non se la propongono per il compenso.

Qui un’immagine presa durante una rivolta a Nairobi, Kenya dopo l’imposizione delle misure restrittive. Una folla si scaglia su una distribuzione di cibo organizzata dal governo per sopperire alla scarsità di risorse. La polizia ha sedato la folla con gas lacrimogeni e percosse. Gente affamata che non è più disposta a sopportare. Questa è infatti una pandemia che non ha conseguenze solo nell’immediato ma che si mostrerà con il pugno duro anche nei prossimi anni con forti crisi economiche che graveranno sulla popolazione di tutto il mondo soprattutto sulle economie più deboli. Viene facile paragonare questi eventi con il tumulto di San Martino e l’assalto ai forni.

S’accosta al ragazzetto, avventa la mano all’orlo della gerla, dá una stratta, e dice: “lascia vedere.“ Il ragazzetto diventa rosso, pallido, trema, vorrebbe dire: “lasciatemi andare.“ Ma la parola gli muore in bocca; allenta le braccia, e cerca di liberarle in fretta dalle cinghie.“Giù quella gerla“. Si grida intanto. Molte mani la afferrano a un tempo: È in terra; si butta per aria il canovaccio che la copre: una tepida fragranza si diffonde all’intorno. “Siamo cristiani anche noi: dobbiamo mangiare anche noi,” dice il primo; prende un pan tondo, l’alza, facendolo vedere alla folla, l’addenta: mani alla gerla, pani per aria; in men che non a dice fu sparecchiato.

Una grande fossa ad Hart Island, New York, nel Bronx, dove vengono seppelliti i corpi non reclamati e dove la sepoltura è poco costosa. I corpi vengono sepolti in bare di pino e su ogni bara viene scritto il nome della persona deceduta. Lo stato di New York è il posto con più contagi accertati al mondo. Come una città tanto importante possa essere abbattuta in così poco tempo e spaventoso. Talmente tanti sono i morti che I newyorkesi non sono in grado di seppellirli se non in fosse comuni. La vita spezzata. cosa resta? Una targa su una cassa di pino. Solo il nome. Nessun famigliare, nessuna veglia, solo terra e morte. Ho pensato a Cecilia, la bambina morta per peste di cui parla Manzoni. Anche lei è stata sepolta nelle fosse comuni, ma per lei è diverso. La madre l’ha tenuta con sé fino all’ultimo. L’ha preparata come per una festa, si è assicurata che fosse sepolta così. Per quanto sofferta non pensò esista una morte più dignitosa di questa. La premura e l’affetto della madre che non l’abbandona mai.

La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutto consapevole e presenta sentirlo

[…] portava messa in collo bambina di forse nov’anni, morta; ma tutto bene accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur braccio, col petto appoggiata al petto, come se fosse stata viva. […] della madre, ché, se anche la somiglianza de’ volti non avesse fatto fede, l’avrebbe detto chiaramente quello de’ due ch’esprimeva ancora un sentimento.

Viviamo in momento estremamente delicato che farà la storia. La gente soffre ed è stanca. Non so se questo porterà in futuro a una maggiore memoria o a un interrogarsi sulle ragioni per cui agiamo e quindi a un miglioramento; per ora ha fatto affiorare la nostra umanità finora latente. Ci siamo ricordati all’improvviso di non essere singoli nel nulla ma di essere membri di una comunità e come tali dobbiamo aiutarci a vicenda. Piccole cose, piccoli attori di umanità.

Lo so che questo non è un tema vero e proprio ma non vedo come le mie parole avrebbero potuto esprimere tutto questo se non così.

Caterina Tettamanti 

14 aprile 2020